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INVESTIMENTI / 2 – Ma per uscire servono oltre due mesi

di Federica Pezzatti

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22 novembre 2008

Uscire da un fondo di fondi hedge non è un'operazione proprio immediata. Tra l'altro in Italia i tempi sono accorciati rispetto al panorama internazionale. Se il 48% dei fondi hedge esteri prevede quattro finestre all'anno per riscattare (come stimato dalla Deutsche Bank Alternative Survey), in Italia il 78% dei fondi di fondi hedge ha invece finestre mensili e dunque i clienti possono uscire 12 volte l'anno (è il caso della maggior parte dei fondi gestiti da Kairos e Duemme hedge). Il 19% dei fondi ha finestre trimestrali (come quelli di Ubs), l'1,5% consente uscite settimanali, mentre una sparuta minoranza (0,8%) prevede una sola finestra all'anno.

Bisogna poi tenere conto che la maggioranza dei fondi (il 70,7%) prevede un periodo di preavviso (notice period) che per il 48% dei prodotti è pari a 35 giorni, mentre per il 22,4% degli hedge italiani sale a 45 giorni. Questo significa che chi vuole uscire deve comunicarlo in anticipo rispetto alla data prefissata per l'esecuzione dei riscatti. In sostanza se la prossima finestra fosse al 31 dicembre e il periodo di preavviso fosse di 45 giorni la richiesta andava inoltrata entro il 18 novembre, in modo che l'operazione venga eseguita materialmente «il primo giorno lavorativo del mese solare successivo al decorso del periodo di preavviso della domanda di rimborso», come scritto in burocratese nei prospetti dei fondi. L'operazione di uscita deve poi tener conto del calcolo del Nav (patrimonio netto) che, come è noto, per i fondi di fondi, avviene con un mese di ritardo. In altri termini chi uscirà nella finestra del 31 dicembre lo farà al valore della quota a questa data che però si saprà definitivamente solo alla fine di gennaio quando l'investimento verrà materialmente liquidato.

Al momento non sembra che la mole di riscatti finora pervenuta sia stata tale da mettere in difficoltà le strutture italiane anche se indubbiamente i disinvestimenti dai fondi sottostanti sono all'ordine del giorno. Nonostante la maggior parte delle Sgr abbia inserito nei regolamenti i cosiddetti gate (che danno la possibilità di sospendere o dilazionare il pagamento in relazione alle richieste di rimborso ricevute), non risulta allo stato attuale che qualcuno abbia attuato tali restrizioni. Generalmente la formula standardizzata utilizzata nei regolamenti italiani prevede la possibilità di fare scattare il gate una volta che le richieste di riscatto superano il 10% o il 15% del patrimonio del singolo fondo.

A quanto risulta agli esperti solo lo 0,8% gli hedge mondiali (un'ottantina su 10mila operativi) sta applicando sospensioni ai rimborsi. Un'altra ipotesi per fare fronte ai riscatti, quando il portafoglio degli hedge risulta sostanzialmente illiquido, è quella di realizzare dei side pocket (congelamento di parte del portafoglio) attraverso i quali si isolano gli asset più illiquidi. Ma tale soluzione è allo stato inattuabile con i regolamenti adottati dai fondi di fondi italiani.
federica.pezzatti@ilsole24ore.com

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